Ogni regione d’Italia ha bellezze nascoste, paesaggi unici, prelibatezze del luogo e certamente il proprio dialetto con tradizioni e costumi.
La Sicilia non è da meno.
Noi siciliani, ci portiamo dietro un bagaglio di tradizioni non indifferente. Tutti i popoli che hanno abitato la nostra terra, hanno lasciato traccia.
Impronte che tutt’oggi esistono e segnano ancora dopo decenni lo stile di vita degli abitanti dell’isola.
Ad esempio, per un siciliano doc, i pasti sono momenti sacri. Pranzo e cena sono interamente dedicati alla famiglia, alla condivisione.
E ancor di più per le feste. Per Natale, Capodanno e Pasqua, le nostre tavole si allungano a dismisura, condividendo così momenti speciali con gli affetti più cari.
Sicuramente uno dei capisaldi della nostra cultura è il dialetto siciliano con tutti i suoi proverbi e modi di dire.
Ecco alcuni proverbi tipici dell’isola con il loro significato:
- “Cu mancia fa muddichi”, letteralmente “chi mangia fa molliche”.
Questo proverbio può avere doppia valenza a seconda del contesto, ma quella più conosciuta è la seguente: difficile riuscire a fare qualcosa in segreto senza lasciare traccia.
- “Cu spatti avi a megghiu patti”, “chi divide ha la parte migliore”.
Si sa, l’uomo è tendenzialmente egoista e anche quando compie una bella azione, come dividere una torta da gustare con gli amici, non riesce a resistere e tiene per sé la fetta più grossa.
- “Panza china voli stinnicchiu”, “pancia piena vuole pisolino”.
In Sicilia, il riposino post pranzo è una routine sacra, soprattutto dopo una bella mangiata!
- “L’aceddu n’ta iaggia o canta pi invidia o canta pi raggia”, tradotto: L’uccello in gabbia o canta per invidia o canta per rabbia.
Tipico detto messinese, in genere viene usato per indicare che chi sparla o critica toppo lo fa o per invidia o per rabbia.
E infine: “Cu voli puisia venga ‘n Sicilia”, “chi vuole poesia venga in Sicilia”, diceva il poeta italiano Ignazio Buttitta, che aveva colto la complessità, la meraviglia e la curiosità che nasconde la nostra bella isola.